lunedì 15 agosto 2011

Fidarsi è bene, ma non fidarsi... è meglio!

Una delle principali discussioni di oggi in classe è ___________ sul tema delle truffe e dei raggiri.

(Giochino: riempire lo spazio vuoto coniugando il verbo "vertere". La soluzione è alla fine del post.)

Questo mi dà modo di affrontare una questione correlata a questo tema. Ovvero quanto noi italiani siamo culturalmente abituati ad essere malfidati verso chi ci ferma per la strada. E' una capacità che sviluppiamo sin dall'infanzia per poter sopravvivere nelle nostre città; capacità che molti stranieri non hanno e che, per la legge darwiniana della selezione naturale, se non riescono ad apprenderla nei primi 2-3 giorni della loro felice vacanzuola in Italia, finiscono per soccombere. O quanto meno per tornare a casa in mutande.

Episodio 1.
Già i primi giorni della mia permanenza qui, ho dato prova di questa straordinaria abilità appresa dopo anni e anni esperienza in città affollate e truffaldine come Venezia e Firenze.
Eravamo al supermercato, avevamo comprato alcune cosette per la cena. Eccoci in fila alla cassa, ci sono alcune persone di fronte a noi che stanno pagando e nel frattempo finisco di porre sul nastro della cassa tutti i nostri acquisti. Arriva il nostro turno e, mentre la cassiera batte i prodotti e li fa scivolare nello spazio adibito alla spesa già battuta, vedo due ragazzette, presumibilmente quelle che erano davanti a noi nella fila, prendere i nostri prodotti e infilarseli nelle loro borsine.
Come una prode paladina della giustizia, comprendo subito la situazione di pericolo: per fermare quel vile atto ingiusto, pur comprendendo che si tratta probabilmente di una distrazione, mugugno qualche eroica parola che però mi rimane soffocata in bocca per l'ovvio scoglio linguistico.
La cassiera e la mia amica capiscono. Comprendono tutto il mio sconcerto, ma nei loro sguardi non trovo complicità. Che siano accondiscendenti verso un gesto così villano come quello di rubare la spesa altrui??
No, stupidina! E' semplicemente che le due ragazze "ladre di spese altrui" sono volontarie della squadra di rugby locale e imbustano la spesa dei clienti per
chiedere un'offerta da devolvere a un qualche progetto di solidarietà.

Episodio 2.
Un pomeriggio belfastese qualunque, durante una pioggerellina estiva qualunque, scendo da un bus qualunque. La fermata non è una qualunque, ma è quella più vicina a casa. Percorro qualche metro sotto il mio minuscolo ombrellino nero e adocchio in lontananza tre uomini sotto la tenda di un bar con la serranda chiusa. Chiacchierano amichevolmente tra loro, ma mi sento comunque osservata. Devo passare a meno di un metro di distanza, quindi assumo la più arcigna e meno confidenziale possibile espressione. Così non potranno che evitarmi.
Detto fatto. Arrivo a mezzo metro di distanza e mi sento rivolgere una qualche frase in inglese. Come un felino al primo segnale di pericolo, assumo la più difensiva delle posizioni. Ma poi realizzo il significato di quelle parole: "Scommetto che non sei irlandese". L'uomo che assomiglia a Vizzini del film "La storia fantastica" mi ha rivolto la parola.

Questo è Vizzini, per chi se lo fosse dimenticato.

E Vizzini non era proprio il più benintenzionato personaggio della storia. Ciò mi porta a pensare che anche l'attempato signore irlandese che gli assomiglia non lo sia.
"You're right. I'm not Irish." STOP.
"Ah, and where are you from?"
"Italy". STOP.
La mia speciale tecnica repulsiva "parlata monosillabica" non sorte l'effetto sperato. L'uomo che sembra Vizzini continua a parlare. Altre due o tre domande, qualche elogio sull'Italia, poi si avvicina alla sua macchina. Apre la portiera, entra dentro e se ne va. Fiuuu! Pensavo che fosse un pericolosissimo falco e invece era un innocuo fringuello! (brutto, però!)

Episodio 3.
Giornata di spese a Castle Court, un centro commerciale del centro. Cammino per i corridoi più grandi di una corsia autostradale, ignara del pericolo che sta per attendermi. C'è un banco di fronte a me, in mezzo alla corsia autostradale. Ma non è un banco come tutti gli altri, non è un semplice venditore di gelati o di spremute come quelli fino ad ora incontrati. E' un temibilissimo venditore di cosmetici. Prima che riesca a rendermene conto, la signorina dei cosmetici mi abborda. Inizia a chiedermi se sono interessata ai prodotti, cosa uso per la cosmesi e l'igiene personale, etc etc. Io la guardo e nel frattempo penso alla tecnica difensiva da adottare. Niente di più semplice: "Italiana ignorante all'estero che non capisce una mezza parola di inglese". Stavolta c'è la mia attitudine al farfugliamento che mi viene in soccorso. Biascico qualche cosa, della serie "Oh, mi dispiace ma non ho capito un fico secco di quello che mi hai detto! Sono una povera turista indifesa che non sa parlare inglese!". Ma lei continua. Imperterrita. La tecnica "Italiana ignorante all'esterno che non capisce una mezza parola di inglese" non funziona. Forse la commessa non sa quanto gli italiani siano davvero ignoranti in inglese. Allora devo attuare il piano due. L'infallibile "Spara una cazzata". Paleso così la mia identità di studente d'inglese che almeno sa dire come si chiama e inizio ad inventarle una storiella secondo la quale il cugino di mia madre è dermatologo e tutti i prodotti per la cosmesi me li dà lui, addirittura aggratisse, perché c'ho la pelle fragile e ho bisogno di prodotti specifici.
Chiudo con un timido "I'm sorry, but I don't speak English very well, I don't know how to explain..." eccetera eccetera. La commessa cacciatrice lascia la sua preda e finalmente sono libera di fuggire verso un porto sicuro.

Bene. Ci sarebbe un quarto episodio, ma tre è il numero perfetto e non oso continuare ed incrinare cotanta perfezione. E poi, detto pàpale pàpale, non c'ho più voglia.

Ah! Quasi dimenticavo! La soluzione del giochino!
Sciocchini, è impossibile declinare il verbo vertere in quel contesto! Vertere è un verbo difettivo, ovvero non ha il participio passato e i relativi tempi composti!
E anche io l'ho scoperto solo oggi, con mio immenso stupore! (e ignoranza!)

3 commenti:

  1. Ale continuo a seguirti; divertito e predisposto a nuove conoscenze ... grazie

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  2. beh, nel terzo episodio potevi sempre chiedere dei campioncini di prova con la promessa di ritornare...no?

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  3. Quello lo fa la mi' mamma... a me non mi riesce, ho sempre paura che non mi lascino andare!!! E poi... problema pratico: come si dice "campioncini" in inglese??? XD

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